Bambini, adulti, anziani: la malattia può esordire a qualsiasi età, richiede sempre una gestione meticolosa e coinvolge tutti. Dalle mamme che raggiungono i bambini a scuola per misurare la glicemia e somministrare l’insulina all’ora del pasto, ai figli adulti che devono accompagnare i genitori alle visite e seguire l’aderenza alla terapia. Per tutti l’importanza dello stile di vita, dalla tavola all’attività fisica, e la consapevolezza dei segnali ai quali prestare attenzione. Perché una diagnosi precoce è sempre l’inizio della migliore delle cure.
Intervista a Titti Suraci
• Vice Presidente di Diabete Italia
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di Luisa Castellini
Perché il diabete è sempre una questione di famiglia?
Perché, indipendentemente da chi interessa, la coinvolge completamente, soprattutto quando a essere in cura sono i più piccoli, malati di diabete di tipo 1. La gestione della malattia è molto impegnativa: è come se a essere malata fosse l’intera famiglia. Ma lo stesso avviene anche in età adulta e con gli anziani. Diagnosi, misurazioni della glicemia, insulina, dieta, complicanze: ogni aspetto della vita della persona con diabete coinvolge chi ha accanto e la famiglia, del resto, è custode di quelle abitudini che possono evitare il diabete di tipo 2, il più diffuso.
Quali sono i campanelli d’allarme per i più piccoli?
Bisogna prestare attenzione a una necessità di urinare frequente, a molta sete e a un dimagrimento eccessivo. Per i bambini più grandi, serve un approfondimento quando il figlio bagna di nuovo il letto la notte. Sono campanelli d’allarme chiari, ma spesso vengono imputati ad altre condizioni perdendo tempo prezioso. Spesso la diagnosi arriva a “sorpresa” con la misurazione della glicemia dal pediatra, un controllo degli zuccheri nelle urine o, caso peggiore, con una corsa al Pronto Soccorso con il bambino in uno stato di chetoacidosi che può anche rivelarsi fatale, come testimoniano le cronache.
Come è organizzata la vita di un bimbo col diabete?
È seguito dai centri di diabetologia pediatrici ospedalieri dove sono presenti diversi specialisti, compresi il dietista e lo psicologo, per aiutare la famiglia a curare al meglio la malattia assicurando il migliore stile di vita possibile al bambino. Poiché bisogna fare almeno 5 controlli al giorno della glicemia e somministrare l’insulina almeno 4 volte - compresa la notte e tutte le volte in più in cui può essere necessario - sono spesso la mamma o la nonna a recarsi a scuola durante l’orario delle lezioni e del pranzo per garantire l’aderenza alla terapia. Il bambino affronta una malattia molto complessa ogni giorno e la famiglia gestisce un impegno gravoso: per cercare di migliorare la situazione nelle scuole, è stato siglato un patto di intesa tra Diabete Italia, il Ministero della salute e quello dell’Istruzione per addestrare almeno un insegnate o un operatore scolastico e dei volontari alla somministrazione dell’insulina e della misurazione della glicemia capillare in caso di emergenza.
Qual è il ruolo della tecnologia?
Sicuramente ha apportato dei miglioramenti: oggi ci sono dei glucometri che permettono in remoto, ad esempio ai genitori, di controllare la glicemia, e i microinfusori per l’insulina- gli ultimi modelli sono quasi automatici - hanno migliorato la qualità di vita dei pazienti.
Chi sono i candidati al diabete di tipo 2?
Un bambino in sovrappeso in età scolare ha un rischio maggiore di svilupparlo dopo i 30 anni. Il problema è educativo: spesso le mamme non si rendono neppure conto che il bambino è in sovrappeso. Tra i fattori di rischio per il diabete ci sono poi la pressione, il colesterolo alto. Sono importanti anche la familiarità, specialmente se di primo grado, e il diabete gestazionale nelle donne. È essenziale astenersi dal fumo, curare l’alimentazione e praticare un’attività fisica: lo stile di vita è il primo strumento di prevenzione. Fare dei controlli con regolarità dopo i 40 anni è una buona regola.
Come incide il diabete negli anziani?
Indipendentemente dalle complicanze contribuisce alla disabilità. L’anziano che vive solo e deve seguire una terapia ha spesso bisogno di supporto per seguirla correttamente. In questi casi si inverte la situazione. Sono i figli che devono assentarsi dal lavoro o assicurare un accompagnatore ai genitori per le visite e i controlli e non sempre si riesce a usufruire della famosa legge 104 che tutela chi deve prendersi cura dei propri familiari. L’aderenza alla terapia è uno dei grandi problemi: per questo il ruolo del medico di famiglia è così importante, perché spesso è necessario anche coordinare l’assistenza domiciliare.
In quali direzioni si sta muovendo la ricerca?
Per le persone con diabete tipo 2 si sta lavorando alla messa a punto di farmaci da assumere via os e non tramite iniezione per controllare la glicemia e le numerose complicanze, soprattutto cardiovascolari, la cui prevalenza è aumentata in modo esponenziale negli ultimi 5 anni. Per i giovani con diabete di tipo 1, l’impegno è per una migliore tecnologia e poi c’è, ovviamente, la speranza di una cura definitiva che anima le ricerche sui trapianti e le cellule staminali.
I NUMERI
In Italia sono oltre 4 milioni le persone con diabete, senza dimenticare chi non sa di averlo o stenta a mantenere la glicemia nella norma, una condizione che spesso prelude alla malattia. Secondo l’OMS, entro il 2040 il diabete interesserà 640 milioni di persone.
LA GIORNATA
Si celebra in tutto il mondo il 14 novembre. Tantissimi gli incontri e le iniziative di sensibilizzazione e di screening organizzate in tutto il paese a novembre.
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TANTA SETE, TANTA PIPì, DIMAGRIMENTO RAPIDO
Questi segnali devono destare l’attenzione di chi si prende cura dei bambini - non solo dei genitori, ma anche di insegnanti, baby sitter e allenatori - per favorire una diagnosi precoce ed evitare la gravissima chetoacidosi del diabete di tipo 1.
Fonte: rivista Pharma Magazine Novembre 2019
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