Nelle ultime settimane l’Italia si è unita per contrastare la diffusione del Nuovo coronavirus. Dall’igiene personale all’isolamento fino al contenimento dell’infezione attraverso la chiusura di scuole, servizi, negozi e di tutte le attività possibili con l’obiettivo di rallentare il numero dei contagi per garantire cure e assistenza ai malati. Cosa abbiamo imparato in questo periodo sul virus?
Intervista a Giancarlo Icardi
Professore di Igiene generale e applicata, Università degli Studi di Genova
Direttore del Centro Interuniversitario per la ricerca sull’influenza e le altre infezioni trasmissibili
Coordinatore del Gruppo vaccini e politiche vaccinali della SItI - Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica
di Luisa Castellini In che modo le misure messe in campo nelle ultime settimane - dall’igiene all’isolamento - influiscono sulla diffusione del virus?
Il Nuovo coronavirus ha obbligato a rispolverare le vecchie regole di igiene e sanità pubblica. In mancanza di un vaccino e di terapie specifiche - anche se si sta sperimentando l’uso di alcuni farmaci off label come il tocilizumab per l’artrite reumatoide - si è scelto di agire su più fronti. Si cerca di arginare la diffusione del contagio, che è possibile solo riscoprendo un concetto difficile da accettare oggi, l’isolamento, la vecchia quarantena, che in Cina ha dato risultati. Il controllo è finalizzato alla mitigazione. Si cerca di rallentare la diffusione del virus per poter curare i pazienti in modo adeguato e quindi avere quei posti nelle terapie intensive che nelle ultime settimane sono diventati indispensabili. Da qui la necessità di essere coscienti della situazione e prendere misure di conseguenza. Nelle ultime settimane le misure italiane sono state prese ad esempio da molti Paesi europei.
Quanto è stringente il paragone con la Sars?
La SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) del 2002 è stata la prima vera pandemia del XXI secolo. La SARS e il SARS-CoV-2 (Severe acute respiratory syndrome coronavirus 2) responsabile dei casi di Covid-19 (Corona Virus Disease) sono virus molto simili geneticamente, tanto che per l’80% hanno parti genetiche in comune. A livello clinico, entrambi sfociano in un danno respiratorio acuto severo e quindi presentano indubbie similitudini. Non possiamo però ancora paragonare un elemento importante come la letalità, stima che è possibile fare solo a epidemia conclusa. Conosciamo i numeri della SARS ma non, ovviamente, quelli del Covid-19 anche se sappiamo che interessa un numero crescente di stati nel mondo. Per quanto riguarda il tasso di mortalità, tra le persone che si ammalano al momento pare maggiore quello della SARS del 2002: per il Nuovo coronavirus l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha stimato intorno al 4%.
Quali sono le similitudini sul versante della trasmissibilità?
Sono numerose. Il Nuovo coronavirus, come stiamo drammaticamente appurando, può contagiare chiunque e ha già raggiunto una dimensione globale. La SARS, nel 2002, si è diffusa in fretta, ma poi è anche scomparsa, ovvero non è diventata endemica. Su questo aspetto sono state avanzate varie ipotesi. Quella più accreditata è che non abbia avuto una forza tale da radicarsi. Il virus non è riuscito a trasformarsi da pandemico a endemico e quindi, fortunatamente, a ripresentarsi a ogni stagione fredda.
Quali sono le ipotesi sull’evoluzione del Nuovo coronavirus?
Non possiamo sapere se come la SARS non avrà la forza evolutiva di endemizzarsi. Se così fosse, un vaccino sicuro ed efficace, da dedicare a una fascia di popolazione specifica, peraltro allo stato delle attuali conoscenze difficile da identificare, sarebbe la migliore risposta possibile. Per questo si sta lavorando in tutto il mondo in questa direzione.
Quali sono le differenze con la Sindrome respiratoria mediorientale?
Ha una minore trasmissibilità da uomo a uomo, per ora circoscritta, e conosciamo l’animale attraverso il quale c’è stato il salto di specie, il dromedario. Anche in questo caso è difficile prevedere se e quanto si svilupperà, anche se finora - il MERS-COV è stato identificato nel 2012 - si è registrato solo qualche cluster.
Cosa ci insegna l’esperienza dell’influenza per la lotta al Nuovo coronavirus?
Si sono avanzate analogie per via della stagionalità e dei sintomi simili, ma i virus influenzali sono di tre tipi: A/H1N1, A/H3N2 e B, che a sua volta si distingue in Yamagata e Victoria. Influenza e Nuovo coronavirus appartengono a famiglie totalmente diverse dal punto di vista genetico, quindi non sono paragonabili ma c’è un aspetto importante su cui soffermarsi. Il virus influenzale è il trasformista per eccellenza, per questo il vaccino viene sempre modificato. Nonostante sia una malattia nota e ci sia un vaccino a disposizione fin dagli anni ’30 del secolo scorso, a causa dell’influenza e per le sue complicanze si registrano ogni anno migliaia di decessi. Questo ci deve far riflettere su come in medicina l’avanzamento delle conoscenze abbia i suoi tempi. Ricordiamo che il Nuovo coronavirus è stato identificato nel dicembre 2019: in questi 4 mesi le nostre conoscenze sul virus, grazie ai progressi tecnici e scientifici, sono state straordinarie. È stato isolato in laboratorio, abbiamo caratterizzato il suo codice genetico, è seguito costantemente per valutare eventuali mutazioni. Ma dal punto di vista epidemiologico abbiamo a nostra disposizione le conoscenze maturate in soli 4 mesi per cui bisogna aspettare nuove evidenze scientifiche mentre, nell’immediato, si attuano tutte le strategie possibili per contenere e rallentare le nuove infezioni.
Articolo chiuso in redazione il 18 marzo 2020
IGIENE & PREVENZIONE
• Lavarsi spesso le mani in modo accurato con acqua e sapone o usare gli appositi disinfettanti a base di alcol. • I guanti non sostituiscono l’igiene delle mani: devono essere cambiati quando si sporcano (ad esempio finita la spesa al supermercato) non devono essere riutilizzati ma bisogna eliminarli nei rifiuti indifferenziati. Come le mani, non devono entrare in contatto con bocca, naso e occhi. Ricordarsi di lavarsi le mani dopo che ci si è tolti i guanti. • Pulire le superfici di casa con disinfettanti che contengono alcol (etanolo) al 75% o prodotti a base di cloro all’1% (candeggina). • Disinfettare anche il cellulare, secondo le indicazioni del produttore. • Pulire le confezioni degli alimenti e tenere i sacchetti della spesa in un apposito contenitore. • Togliere scarpe e abiti usati fuori di casa per ridurre le contaminazioni. • Rispettare le misure governative e regionali ed evitare gli assembramenti e i contatti ravvicinati.
SINTOMI
Febbre, stanchezza e tosse secca sono quelli più comuni e per questo sovrapponibili in buona parte a quelli dell’influenza. Possono essere presenti anche indolenzimento e dolori muscolari, congestione nasale, naso che cola, mal di gola o diarrea. Alcune persone si infettano ma non sviluppano sintomi. Altri - generalmente bambini e giovani adulti - accusano sintomi lievi e a esordio lento. Nei casi più gravi, - 1 persona su 5 - il Nuovo coronavirus può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, richiedendo il ricovero. A essere più a rischio sono gli anziani e le persone con patologie pregresse.
COSA FARE
Se si sospetta di aver contratto il Nuovo coronavirus, bisogna evitare di precipitarsi in ospedale o in ambulatorio rischiando di contagiare altre persone. È importante chiamare il medico di famiglia o il pediatra, che attraverso un triage telefonico valuteranno come procedere. In alternativa si può chiamare il numero di emergenza istituito da ogni Regione o la guardia medica. L’eventuale tampone, il trasporto o il ricovero devono essere gestiti in sicurezza.
Fonte: rivista Pharma Magazine Aprile 2020
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